Salvare la vita di coppia: 5 trappole che non ti fanno fidare del tuo partner

Il nostro cervello è un pessimo scienziato.

Per questo adesso voglio svelarti 5 trappole che potrebbero far fallire la tua relazione.

In realtà non ci fermeremo qui.

Non solo ti dirò le 5 trappole del pensiero…

Ti darò alcune idee per non caderci mai più!

Ora fermiamoci un attimo.

Iniziamo dal punto di partenza, cioè: perché cadiamo in queste trappole?

Il nostro cervello invece di analizzare tutte le prove disponibili per prendere una decisione, spesso lo fa con una reazione di pancia, basata su una logica difettosa.

Nel campo della psicologia i miei colleghi le hanno definite distorsioni cognitive, ma a me piace pensare loro come a delle semplici trappole del pensiero.

Questi scherzi del nostro cervello sono sicuramente molto comuni

e noi tutti ci siamo cascati qualche volta.

Se lotti con qualcosa di simile all’ansia o alla depressione tendi a caderci un po’ più spesso…

I sentimenti che abbiamo su una determinata situazione sono una pura previsione o un’ipotesi.

A volte è necessario raccogliere più informazioni ed essere più realistici per capire se l’istinto ci sta dando il giusto messaggio.

Ogni buon scienziato documenta le sue scoperte…

Tu sentiti libero di prendere nota, durante la tua vita quotidiana, delle situazioni che provocano questi schemi di pensiero.

Ma ora basta con introduzioni e incoraggiamenti.

Leggendo, troverai le 5 trappole che sono un pericolo per la tua relazione di coppia e soluzioni per risolvere ogni situazione.

Iniziamo con la parte utile nella pratica!

1. LETTURA DELLA MENTE

Immagina di andare al bar e vedere i tuoi colleghi di lavoro, i tuoi compagni di corso o della palestra, che sembra stiano guardando dritto verso di te.

Ma NON TI SALUTANO.

Fanno proprio finta di non vederti e tu sei assolutamente certo che ti abbiano visto.

Se cadi nella lettura della mente sei sicuro di conoscere la ragione per la quale a loro non piaci.

E scatterà un meccanismo per cui eviterai di parlargli magari perché:

– sai che non vogliono essere visti insieme a te,

– tu non sei una persona popolare e loro semplicemente non vogliono essere annoiati e infastiditi da te.

Sono sicura che puoi riconoscerti in questa sorta di lettura della mente.

Il punto è che questo ti può far sentire inadeguato nei confronti di te stesso e della situazione.

Questa è la trappola nella quale cadiamo quando crediamo di aver capito i pensieri e le motivazioni di un’altra persona.

In realtà noi possiamo fare solo delle supposizioni su quello a cui l’altra persona sta pensando.

Questo però non ci ferma dal saltare a conclusioni affettate e dal fare supposizioni sui pensieri che l’altro ha nella testa.

Ad alcuni livelli questa competenza può essere utile.

Cercare di capire cosa pensa, o cosa prova un’altra persona, ci permette di essere empatici.

Infatti, cambiando la nostra prospettiva, cioè mettendoci nei panni dell’altro e guardando le cose dal suo punto di vista possiamo essere d’aiuto in molte situazioni.

Tuttavia, noi tendiamo a sovra-interpretare il comportamento degli altri e al nostro cervello piace moltissimo trovare una qualche giustificazione.

Così, troviamo una risposta facile e veloce per spiegare il comportamento delle persone che, forse si o forse no, ha una qualche somiglianza con i suoi pensieri e le sue intenzioni.

SOLUZIONE

Il trucchetto è quello di RICONOSCERE quando cadi nella trappola e notare che, se anche le tue supposizioni potrebbero essere vere, sono solo ipotesi.

Ci sono un biliardo di altre possibilità.

Tornando all’esempio del bar, a te è mai capitato di non salutare qualcuno?

Quale circostanza potrebbe averti fatto comportare in questo modo?

Forse…

  • Eri particolarmente stressato,
  • Stavi facendo un “test” che ti richiedeva di stare fermo nello spazio senza notare gli altri intorno a loro,
  • Eri sconvolto per qualcosa e parlarne in pubblico ti avrebbe fatto sentire a disagio
  • Stavi guardando indistintamente l’ambiente intorno senza mettere a fuoco niente di particolare…

Così come a te possono essere capitate queste situazioni, anche quel tuo collega o compagno al bar poteva avere altro per la testa.

Tu non puoi effettivamente saperlo.

Queste supposizioni sono dei “bias”, cioè degli errori diretti a farti sentire male, quando in realtà ci sono molte possibilità che potrebbero non essere così negative.

2. PERSONALIZZARE – cioè prendere qualcosa sul personale

Tu torni a casa e il tuo partner, il tuo coinquilino o un membro della tua famiglia è sgarbato con te e, in generale, sembra di pessimo umore.

Invece che domandarti “cosa avrà per la mente?”,

tu piuttosto pensi: “oh fantastico, devo aver sicuramente fatto qualcosa di sbagliato!”

Cioè potresti pensare che lui è di cattivo umore per qualcosa che tu hai fatto o non hai fatto recentemente.

Questo può farti sentire totalmente responsabile per la felicità delle altre persone.

O ancora…

Se vai ad una festa o vai ad una cena con degli amici, questa trappola della personalizzazione potrebbe farti sentire in colpa se qualcuno sembra essere annoiato o non si sta divertendo.

Questa trappola è collegata alla prima – la lettura della mente – in cui fai ipotesi sulle altre persone e sulla situazione senza conoscere tutte le informazioni.

In particolare, stai facendo delle ipotesi che tu pensi siano la causa di una certa situazione o del comportamento di qualcun altro.

Questo ti può portare ad auto-incolparti e ad essere super duro con te stesso, perché ti fa sentire responsabile per quello che ti sta accadendo intorno.

SOLUZIONE

So che personalizzare è allettante, però può esserti d’aiuto RICONOSCERE le cose su cui hai il controllo e quelle su cui non lo hai.

Sono sicura che altre situazioni della tua vita ti fanno sentire come che tu non abbia il controllo su quello che ti accade intorno, giusto?

Questo è uno dei punti chiave del sentirsi senza speranza, del pensare che non c’è niente che possa cambiare le cose.

Ebbene, se ti sei sentito in questo modo (che è un altro modo difettoso di pensare) hai già dimostrato a te stesso che non c’è ragione per credere che hai così tanto controllo sui modi in cui le persone agiscono o sui sentimenti che provano.

In realtà ci sono molti differenti fattori che influenzano

i sentimenti e il comportamento di qualcuno.

Le persone che incontri possono aver avuto semplicemente una brutta giornata, un dolore allo stomaco, possono essere irritate per una notizia che hanno letto.

Prova a prendere nota, dividendo il foglio in due colonne, delle possibili spiegazioni e prova a fare delle ipotesi oneste sulle probabilità che siano di cattivo umore per qualcosa che li riguarda o per qualcosa che hai fatto tu.

3. CREDENZA IN UN MONDO GIUSTO

Questo accade quando – sfortunatamente – le persone subiscono una molestia o un’aggressione.

Credere in un mondo giusto ti porta a pensare che devi aver fatto qualcosa

per meritarti il modo in cui vieni trattato.

È ovvio vedere come sia distorto questo pensiero e quanto ci stranisce sentire qualcun altro che lo fa, ma potremmo restare sorpresi nel notare quanto spesso applichiamo questa logica a noi stessi.

Proprio come molte delle altre trappole del pensiero, questa può farti sentire molto colpevole e può contribuire a darti una percezione negativa di te stesso.

Devi essere proprio una cattiva persona se continui ad attirare una tale energia negativa, giusto?

Questa è la credenza per cui le cose che succedono alle persone nel mondo in qualche modo riflettono il loro personaggio morale.

Cioè cose buone succedono alle persone buone.

Noi, solitamente, pensiamo che ognuno si merita quello che gli succede.

Quando abbiamo una serie di sfortune, ci convinciamo che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato e che ci meritiamo quello che ci sta succedendo.

Il punto è: quanta energia mentale spendi per cercare di capire la ragione per cui sei stato “punito”?

SOLUZIONE

Che la credenza in un mondo giusto sia una trappola, può essere facilmente dimostrato.

Pensiamo per un istante a chi viene colpito da una malattia incurabile….

O a qualcuno che viene colpito da un dolore…

Anche loro sono vulnerabili, come chiunque altro, alla sfortuna improvvisa.

Talvolta il mondo è un luogo sconnesso. È casuale e caotico.

Certo, se si tende ad agire in modo negativo e ci si circonda di persone sgradevoli, probabilmente si incontreranno situazioni negative.

Ma per la maggior parte dei casi, siamo semplicemente tutti vittime della casualità del mondo.

4. IL RAGIONAMENTO EMOTIVO

Uno dei più classici esempi di questa trappola avviene in una relazione romantica.

Quando un partner ha dei cattivi pensieri su se stesso e sente che forse non è più degno di amore, tende ad interpretare il comportamento della sua dolce metà come la prova che lo sta imbrogliando.

In realtà, il partner non ha mai mostrato alcun segnale di infedeltà nella relazione.

Così, se uno non risponde al telefono, chi è impegnato nel ragionamento emotivo interpreterà questo avvenimento come un rifiuto.

In realtà l’altro, magari, ha semplicemente la batteria scarica del telefono, o il capo gli sta parlando e non gli ha lasciato il tempo di rispondere!

Il ragionamento emotivo è una delle trappole di pensiero più comuni nella quale cadiamo.

Fondamentalmente, l’errore è quello di pensare: “lo sento così, e questo deve essere sicuramente vero”.

Piuttosto che guardare ai fatti di quello che sta succedendo in una situazione, noi guardiamo ai nostri sentimenti istintivi e li usiamo come guida per le nostre interpretazioni.

Questo può essere realmente complicato.

Il ragionamento emotivo prende i tuoi stati interni e li usa come filtro.

Cosi se tu hai dei sentimenti negativi tenderai ad interpretare la situazione come negativa.

Quando provi dei sentimenti dal tono basso indipendenti dall’attività stai facendo e capisci che il senso di apprensione è causato dall’ansia, è evidente che c’è qualcosa che non va con la situazione in cui ti trovi e che ti porta ad evitarla.

SOLUZIONE

È interessante che per risolvere questo problema tu non devi ignorare il modo in cui ti senti.

Anzi, su questo, dovresti essere sempre ONESTO CON TE STESSO.

Il trucco sta nel separare le emozioni dalle circostanze

e i fatti dalle situazioni.

Il primo passo è quello di cercare dentro di te esattamente come ti senti.

Nel caso dell’esempio sopra, diremmo a noi stessi: “Okay. Mi sento uno schifo. Non credo di stare prendendomi cura di me stesso così come dovrei e mi sento in colpa per questo “.

Una volta identificati i sentimenti che hai, cerca di riconoscere il modo in cui stanno dipingendo la tua percezione sulla situazione in cui ti trovi.

Potresti chiedere a te stesso: “Sto supponendo che gli altri stiano provando per me quello che io sento per me stesso? “.

Quindi puoi trovare una mole di esempi o di altre ragioni per spiegare il comportamento dell’altro.

5. DEVO – DOVREI

Un grande esempio è il sentimento “Dovrei essere grato per quello che ho”.

Sono sicura che tu riesca a notare come questa affermazione ti faccia sentire subito molto colpevole quando ti lamenti e dai per scontato quello che c’è di buono nella tua vita.

Questa trappola crea anche una situazione in cui stai pronunciando una sentenza su te stesso.

Quando c’è qualcosa che pensi di dover fare, tendi a sentirti piuttosto difettoso quando non la fai.

Alcune delle frasi più comuni che sento dai miei pazienti sono “so che non dovrei pensare a questo ma …” o “dovrei essere meglio …”

Il risultato è che ci dotiamo di uno standard irragionevole verso cui andare.

Ci mettiamo regole che sono abbastanza arbitrarie

e fungono tutte come dei generatori di colpa nella nostra vita quotidiana.

Siamo molto abili ad applicare queste regole nei confronti delle altre persone e tendiamo a diventare irritati o arrabbiati quando sentiamo di non star facendo come loro vogliono.

SOLUZIONE

Nella mia esperienza il miglior antidoto per non cadere nella trappola, è quello di prendere i mostri e riqualificarli.

Piuttosto che dirti che devi agire in un certo modo, prova a dirti piuttosto che TI PIACEREBBE agire in un certo modo, o avere l’obiettivo di agire diversamente.

Questo semplice riquadro cambia veramente l’atmosfera dell’affermazione.

Quando fai una dichiarazione che implica un dovere, tendi fondamentalmente ad impostarti verso il fallimento.

Ti inserisci in uno scenario binario dove o hai successo, o sei un fallito.

Non esiste il fallimento, è tutto parte del percorso di miglioramento.

Devi pagare le fatture. Questa è una buona situazione dove una dichiarazione di dovere è totalmente appropriata.

Se vuoi diventare maggiormente grato per quello che hai, sarebbe più opportuno dire “mi piacerebbe notare più spesso come sono fortunato “.

Definendolo come un obiettivo, piuttosto che come un dovere, hai la possibilità di apprezzare quelle piccole cose dentro la tua vita per cui sei grato

(anche se hai grugnito per alcune cose successe durante la settimana).

Se riesci a rinquadrare questo come un obiettivo e non come un dovere, hai più possibilità e spazi aperti per poter riconoscere i grandi progressi che stai facendo.

Ora tocca a te.

Fammi sapere se hai subito riconosciuto qualcosa in te,

se hai colto qualche spunto in una seconda rilettura,

ma soprattutto raccontami i progressi con queste trappole nei commenti.

Sono qui per conoscerti e risponderti, trovare soluzioni insieme ci porterà al successo.

Giulia

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